16/04/2025 Abitare le difficoltà.
Buona giornata.
Un esperienza di ragazzi tra i 13 e 17 anni. "Abbiamo provato a dare un nome ad alcune situazioni in cui riconoscere un aspetto di questa sofferenza: “Non ho”, “Non posso”, “Mi manca”, “Sono deluso”, “Mi sento tradito”, “Sto male per…”, “Sono triste per…” e altro ancora.
Ognuno dei ragazzi ne sceglie uno e prova a confrontarlo con la propria vita in qualche minuto di silenzio. Ritagliarsi quello spazio, dopo aver accettato la sfida di lasciare per un’ora lo smartphone dentro un cesto, è già un miracolo. Il secondo miracolo è riuscire a condividere con gli altri qualcosa di sé. «Ho scelto “non posso”». «Non posso giocare alla play, perché devo studiare… ma in realtà mi sono accorto di tutte le cose che posso fare, e mi è venuto da ringraziare per quanto sono fortunato». Un altro sceglie “ho paura”: «Di quello che la gente pensa di me, ho paura di sbagliare, di parlare, di cosa diranno gli altri, e per questo sono sempre insicuro su cosa dire e cosa fare». «La maggior parte dei ragazzi della mia età – spiega una ragazza con la sua abituale saggezza – pensa che il mondo ce l’abbia con loro: Perché? Con questo senso di dolore condiviso abbiamo deciso di bruciare i bigliettini. «Ciascuno da solo non prendeva fuoco, solo insieme hanno ravvivato la fiamma. Una cosa simbolica che però ci ha dato tanta luce».
Fonte: Città Nuova - Il dolore? Non da soli - 31 Gennaio 2017 di Maria Chiara De Lorenzo